Il 2022 si è concluso, è possibile fare un bilancio dell’andamento del settore retail: si sono registrati incrementi o decrementi? Quanto il settore è stato influenzato dal post pandemia e dalla situazione geopolitica?
Post pandemia e situazione geopolitica. Panoramica globale
Iniziamo con una panoramica generale. Il primo dato che emerge è che il Covid-19 ha influenzato anche il 2022, o meglio a influire è stato il rallentamento delle restrizioni.
La ritrovata “libertà” ha provocato un nuovo cambiamento nelle abitudini e nei consumi: le persone sono tornate, ad esempio, a visitare centri commerciali e negozi, a intrattenersi fuori casa, ad acquistare negli store, a cenare nei ristoranti. Quest’ultimo comportamento ha inciso negativamente sul settore alimentare, soprattutto per quanto riguarda i grandi supermercati: nel primo trimestre dell’anno il comparto ha registrato un decremento nelle vendite pari al 4,1% a livello europeo. Il “rovescio della medaglia” è il trend positivo registrato dal settore della ristorazione che, nell’ottobre 2022, si attestava a un +9,1% (dato che si riferisce al territorio italiano).
Se spostiamo l’attenzione sui beni non alimentari, il report periodico di Istat evidenzia un calo delle vendite di elettrodomestici e di televisioni (-7,2%) e un aumento dei prodotti per la cura della persona (+5,3%) e per la casa (+5,2%).
Mercati influenzati non solo dal post pandemia, ma anche dalla situazione geopolitica. Il conflitto in Ucraina, l’aumento dei prezzi dei costi energetici, dei trasporti, delle materie prime – e in generale del costo della vita – ha indubbiamente influenzato consumatori e consumi e ha portato a un generale atteggiamento di prudenza. Come si legge in un articolo del Sole 24 ore, l’81% degli italiani ha cercato di ridurre i consumi di gas e di energia, il 74% di benzina e gasolio, il 69% di scarpe e di cosmetici. Dati che hanno inciso profondamente sui bilanci del 2022, ma che influenzeranno anche l’anno appena iniziato.
La sostenibilità al centro del futuro
In un contesto così instabile è difficile fare delle previsioni, anche se alcune tendenze stanno già prendendo forma. Una di questa è legata alla sostenibilità, tema che diventerà centrale nel prossimo futuro.
Quella che si sta facendo strada è la voglia dei consumatori di ricevere informazioni “vere” e “provate” sulla sostenibilità di un prodotto, una maggiore trasparenza sulle materie prime usate e sui processi produttivi. Una sostenibilità non solo dichiarata ma effettiva, per la quale si è anche disposti a pagare un prodotto a un prezzo più alto.
Ed è per stare al passo di questo trend che tanti brand stanno ripensando alle proprie catene di approvvigionamento, stanno ribilanciando le forniture “globali” con quelle “locali”.
Nuove sfide da affrontare
Come abbiamo visto il 2022 si è dimostrato un anno “particolare” per il Retail, un anno che ha “favorito” alcuni settori, mentre altri hanno registrato un segno meno, un anno sul quale hanno pesato il post pandemia e l’aumento generale dei costi. Dare una valutazione diventa quindi complicato.
E se il passato è difficile da “giudicare”, lo è anche il futuro: quello che diventerà sempre più importante sarà stare al passo con i tempi. Il Retail dovrà organizzarsi, dovrà essere in grado di individuare i cambiamenti, adottare nuove strategie, dovrà bilanciare l’offerta con un prezzo equo. Infatti è molto probabile che si confermerà quell’atteggiamento di prudenza citato prima, che i consumatori riducano ulteriormente i loro acquisti e che cerchino retailer più economici.
Una nuova sfida tutta da affrontare.